Laetiporus sulphureus (Bull.) Murril.
Corpo fruttifero: sessile, a forma di ventaglio, sovente formato da numerosi cappelli sovrapposti.
Cappello :di grandi dimensioni, sporge dal tronco anche per 400 mm e ogni singolo cappello può raggiungere i 300 ( 400 ) mm di diametro; la superficie è irregolare, gibbosa, ondulata, anche zonata e di aspetto vellutato; do colore arancio o giallo zolfo.
Imenoforo: formato da tubuli molto corti e poripiccoli, di colore giallo citrino che secernono goccioline giallastre.
Carne: compatta e tenera nei giovani, a maturità gessosa e tenace; odore fungino, ma sgradevole da vecchio, sapore non significativo.
Habitat: saprotrofo o parassita, spesso continua a fruttificare anche su alberi morti, su alberi di latifoglie.
Commestibilità: specie tossica, provoca sindrome gastrointestinale abbastanza costante.
Note: consumato in alcune zone dei Castelli Romani dove è conosciuto con il nome popolare di “Nassa”, ma ormai è accertato che può provocare problemi gastrointestinali. A maturità perde quasi totalmente i colori arancio-giallastri sgargianti e assume colorazioni grigiastre, ed emana un odore di zolfo particolarmente sgradevole.
Enzo Ferri