Sul fertile terreno vulcanico che caratterizza il territorio dei Castelli Romani, con un clima particolarmente favorevole e relativamente umido, si originarono grandi foreste miste di latifoglie mesofile costituite dalla dominanza di faggi, querce, tigli, aceri, carpini, frassini, olmi che sino al XVI
secolo coprirono gran parte dei rilievi.
L’introduzione della coltivazione del castagno, come attività selvicolturale, avvenuta nella stessa epoca, ha contribuito in maniera determinante all’abbattimento delle antiche foreste, al punto tale che le stesse, attualmente, sono rappresentate solo da lembi vegetazionali residuali e/o relittuali.
La naturale plasticità tecnologica ed il rapido accrescimento vegetazionale del castagno hanno senza dubbio contribuito alla diffusione ed alla intensificazione della coltivazione della specie su tutto l’areale del Vulcano Laziale, in quanto ben rispondente alle esigenze economiche dettate dal mercato.
L’importanza dei boschi del territorio dei Castelli Romani, non si identifica esclusivamente negli aspetti economici derivanti dall’utilizzazione del legname prodotto sia tal quale che trasformato, ma essenzialmente nelle funzioni prioritarie ecologiche che le stesse piante svolgono sia in qualità di organismi fotosintetici, produttori di sostanza organica, che come “polmone verde” indispensabile per la continuazione della vita sulla terra attraverso l’equilibrio dei processi naturali di fotosintesi e di respirazione.
Gli organismi quali piante, fitoplancton ed alghe, nel corso del processo di fotosintesi riescono a sintetizzare carboidrati da anidride carbonica ed acqua liberando ossigeno nell’atmosfera attraverso la cattura della energia luminosa che viene convertita in energia chimica di riserva.
Le funzioni biologiche sopra descritte, proprie anche dei boschi del Parco dei Castelli, sono da considerarsi indispensabili per la sopravvivenza non soltanto delle popolazioni locali, ma, vista la vicinanza, anche per quelle dell’intera città di Roma tanto produttrice di combustioni e quindi di aumento delle concentrazioni di anidride carbonica nell’aria e di altri gas inquinanti con tutte le conseguenze negative da essa derivanti. A tale riguardo sono auspicabili interventi pianificatori che mirino alla conservazione ed allo sviluppo del patrimonio forestale circostante il territorio dell’area metropolitana, la cui gestione è affidata anche ad altri Parchi Regionali.
Valenza ulteriormente considerevole deve essere altresì attribuita al bosco come tale in quanto elemento fondamentale dell’ecosistema naturale inteso come unità di organizzazione biologica costituita da tutti gli organismi presenti in una determinata area e dall’ambiente in cui gli stessi vivono.
L’ecosistema è caratterizzato da interazioni tra componenti biotiche (viventi) ed abiotiche (non viventi) differenziato in almeno tre livelli funzionali:
1) produttori, di solito piante
2) consumatori, in genere animali
3) decompositori, quali batteri e funghi che vivono di rifiuti animali o di
tessuti morti o deperienti di animali e vegetali.
Ed è proprio a questo straordinario regno dei funghi, intermedio tra quello animale e vegetale, affascinante ambito multicolore delle fruttificazioni della terra, che abbiamo rivolto una particolare attenzione attraverso l’elaborazione della presente guida, che vuole essere un contributo utile sia per il riconoscimento macroscopico sistematico dei generi e delle specie, ma anche per le modalità comportamentali e le indicazioni basilari indispensabili per una corretta ricerca e raccolta dei carpofori. Inoltre abbiamo cercato di fornire per alcune specie, a puro titolo indicativo, la probabile individuazione del sito di ritrovamento delle stesse comunità micologiche in associazione alle diverse specie arboree che caratterizzano i vari lembi boschivi del Parco Regionale dei Castelli Romani.
I funghi non essendo provvisti di clorofilla, come invece abbiamo giĂ visto per i vegetali, necessitano, al pari degli animali, di alimenti organici in quanto non capaci di sintesi. Questa caratteristica nutrizionale consente di poter differenziare i funghi in tre grandi raggruppamenti:
– funghi saprofiti: si nutrono di composti organici in decomposizione tanto di origine animale che vegetale, per queste loro intrinseche capacitĂ vengono addirittura definiti quali spazzini, o meglio, gli operatori ecologici della natura.
Infatti, ripuliscono il substrato del bosco costituito da tutta quella massa organica prodotta da vegetali o animali morti, foglie, rami, tronchi caduti, escrementi di animali e via dicendo che attraverso una sintesi enzimatica provvedono a decomporre, mineralizzare e trasformare in elementi nutritivi inorganici, anidride carbonica ed acqua essenziali per la sopravvivenza delle piante e per la continuazione della vita sulla terra.
– funghi simbionti: altro tipo di nutrizione è la simbiosi, cioè lo scambio di sostanze nutritive fra due partners e quindi una forma di mutualismo. La simbiosi micorrizica avviene attraverso l’unione del corpo fungino vero e proprio, quale il micelio o tallo (insieme di filamenti sottili, chiamati ife), e le radici dei vegetali. Attraverso questo scambio i funghi ricevono dalle piante le sostanze organiche necessarie costituite principalmente da carboidrati quali fruttosio, glucosio, saccarosio ecc. ecc., e forniscono invece alle piante gli elementi minerali inorganici quali azoto, fosforo, potassio, acqua che reperiscono nel terreno anche a distanze notevoli dall’apparato radicale.
Quasi tutti i vegetali vivono in simbiosi con i funghi ed in particolare modo gli alberi che hanno particolare bisogno di questa unione.
Ecco perché nel bosco in piena efficienza e sviluppo vegetazionale troveremo più funghi che non in un bosco maggiormente deperito e deteriorato.
Scorgeremo ad esempio le amanite e fra queste l’Amanita cesarea detta veloccia o ovolo buono, ma potremmo incontrare anche l’Amanita phalloides chiamata ovolo malefico, entrambi funghi simbionti e quindi altrettanto utili in natura. Troveremo i boleti e tra questi anche i funghi più ambiti i porcini ed i cantarelli, i classici galletti o galluzzi e tanti altri funghi ancora di cui alcuni commestibili ed altri no ma tutti necessari per la sopravvivenza del bosco.